TERLIZZI | MandragoRa: Sfiga 221 Figlia di RA e sorella dell'EdicolaRaRa, MandRagoRa è l'ultimogenito luogo artistico in seno ad una Terlizzi sempre più viva ed attiva dal punto di vista culturale, un nuovo, piccolo spazio epositivo, concepito dal prolifico genio di Paolo de Santoli e dalla poliedrica volontá di Giocchino Tricarico. Mandragora ruba il nome alla "magica radice" tanto cara agli alchimisti di mezzo millennio fa, avendo le radici biforcute a guisa di figura umana (maschile e femminile) e proprietá anestetiche. Tale forma e potere probabilmente contribuirono a far attribuire alla mandragola poteri sovrannaturali in molte tradizioni popolari (infatti la mandragora era uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni mitologiche, magiche e leggendarie). Nel cuore del borgo antico, tra la Cattedrale e la Torre Normanna, MandRagoRa si apre all'esperienza creativa, con un doppio ingresso su corso Umberto I, ai numeri civici 30 e 32, due porte in vetro come occhi aperti che guardano e si fanno guardare. Ed è per questa vocazione al "doppio" che MandaRagoRa, volendo essere produttiva fucina artistica, diviene luogo di passaggio o meglio luogo di mezzo, crocevia di fantasia, unione di contrari, di forze simili ma opposte, come il nero e il bianco, il maschile e il femminile, la destra e la sinistra, il sole e la luna. Qui, oltre i due vetri da cui l'ambiente prende luce, elementi distinti eppure indivisibili si uniscono e come nella migliore tradizione alchemica, quando questo accade si origina l'OPUS, l'OPERA, la sublimazione della materia, metafora e prodotto del processo creativo. A guardia del doppio ingresso, un mascherone apotropaico fa veglia e monitora idealmente il passaggio, dall'alto dei suoi occhi di pietra, ieratico e grottesco allo stesso tempo. E con questo spirito di-vertito e ironico che MandRagoRa apre i battenti e, nel giorno del suo battesimo, inaugura il suo primo appuntamento: "sfiga 221. Massimo prodotto del 13 x 17" una mostra di immagini e parole, un connubio antico tra due forme di linguaggio diverse eppure affini. L'immagine che si fa racconto incontra la parola che suggerisce visioni. "sfiga221" è un'esposizione d'arte dal titolo pretestuoso e provocatorio, scaramantico e scherzoso. La necessitá d'esorcizzare le paure ha l'etá della presenza umana sulla terra. Dai graffiti nelle caverne ai più recenti mascheroni "portafortuna", l'uomo ha sempre cercato di tener lontano il male, spesso trascendendo i confini del profano e sfociando nel sacro e viceversa, affidandosi fiducioso ad entitá superiori o altre, qualora non fosse stato capace di vincere i propri timori. La superstizione, più forte lí dove regna l'ignoranza, ha accompagnato l'uomo quasi come peculiaritá della sua natura. Questa mostra, "sfiga221", giocando sulle corde dell'ironia, raccoglie elaborati grafico-pittorici e poetico-letterari in che misurano 13 cm per 17 (di qui il prodotto: 221). (S. De Palma)